Panjabi M.C. (India)
Il paladino della banghra music, un genere che sta letteralmente invadendo qualsiasi mercato danzereccio.
Un mito, ormai, per una nuova generazione; colui che ha saputo sintetizzare diverse esperienze e plasmare un ritmo accattivante.
Con lui un dj e ballerine.
Un mito, ormai, per una nuova generazione; colui che ha saputo sintetizzare diverse esperienze e plasmare un ritmo accattivante.
Con lui un dj e ballerine.
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Biografia
Non è mai stato molto importante nell’hip-hop che le fonti da campionare siano compatibili con la storia della musica, quel che conta è che vi sia la giusta dose di energia. E così non sarà una sorpresa se, due decenni dopo Afrika Bambataa, un DJ la cui famiglia proviene dall’India si trova a mixare la canzone che dà il titolo alla serie televisiva "Knight Rider" con la musica folk del subcontinente indiano. Tutto sembra possibile nel melting pot della cultura dell’immigrazione anglo-asiatica.
Ma chi altro si sarebbe aspettato che milioni di pop fans occidentali avessero improvvisamente ballato su testi in Punjabi (la lingua dello stato indiano del Punjab)? E che un titolo hip-hop come "Mundian To Bach Ke", caratterizzato da violini e tamburi indiani, avrebbe sfondato così tanto sulla scena dei club da diventare un inno delle feste? Lo stesso Panjabi MC è rimasto fulminato dal successo del suo hit di crossover. Un pezzo che aveva già quattro anni, circolava su Internet e passava di mano in mano specialmente tra i DJ, come registrazione indipendente.
Poi, nel 2002, l’etichetta tedesca 'Superstar Recordings' (o qualcosa di simile) decide di prendere la licenza per questa canzone dal battere irresistibile e farne il rispettivo video. 100,000 copie del singolo vengono vendute in soli due giorni: il colpo a sorpresa in Germania porterà a un successo in tutta Europa e nel Regno Unito. Rajinder Rai, questo il suo vero nome, è stato il primo musicista Bhangra a fare il grande salto dall’underground anglo-asiatico: contratto con una maior, vendite internazionali, interviste, tournée per mezzo mondo. Ma che cos’è il Bhangra? Questa parola, che fino a non molto tempo fa nemmeno gli annunciatori radio sapevano pronunciare come si deve, definisce la musica dei figli degli immigrati indiani che vivono in Inghilterra. Tradizionalmente, i musicisti Bhangra accompagnano matrimoni, festività di capodanno e altre ricorrenze di famiglia. Qui, strumenti a corda e tamburi indiani si incontrano con la chitarra e le tastiere.
Non è da molto che l’hip-hop adolescenziale asiatico, il Rhythm & Blues e elementi del garage made in UK hanno cominciato a mescolarsi con le secolari danze del distretto del Punjab nel nord-ovest del subcontinente indo-pakistano.
Ad ogni modo, Rai, i cui genitori hanno un negozio di vestiti a Coventry, si è sentito ispirato tanto da James Brown e Bob Marley che dalla collezione paterna di dischi indiani. E che suono poteva uscire dal mettere insieme questi due aspetti? Il figlio di immigrati, nato nel
1971, usa i soldi messi da parte per i suoi studi universitari e comincia a lavorare sui propri nastri.
All’inizio degli anni Novanta, i suoi colleghi DJ neri cominciano a soprannominarlo "Panjabi MC" – c’erano pochi rappers asiatici allora. Quando Raj comincia a mescolare il Bhangra con l’hip-hop sui dischi, porta la musica tradizionale Punjabi per la prima volta aldilà dei confini della sua comunità, dalle salette dei pub indiani ai club di città.
Restando nel campo della musica Bhangra, che per tradizione ruota attorno a matrimoni , insegnamenti morali e grandi eroi indiani nella storia contemporanea, questo disincantato gergo hip-hop viene considerato come un’oltraggiosa provocazione. Atteggiamento che non può fermare la carriera di Rajinder Rai, che ha saputo passare dal semplice rappare alla produzione, pubblicando nove album e numerosi 12” ed EP su etichette Bhangra come la 'Nachural'. E anche se i dischi di Bhangra raramente riescono a imporsi nelle classifiche ufficiale inglesi, spesso diventano best-sellers nella comunità d’origine. I testi di "Mundian To Bach Ke" serviranno a mettere tranquilli i più anziani: Panjabi MC mette in guardia le giovani ragazze dalle avances dell’altro sesso: "Abbassa il tuo volto/ e nascondilo con una sciarpa / non dare il tuo amore al primo che passa… ."
Parole decisamente diverse da quelle di cui sono fatti i sogni del sesso, droga & rock’n’roll. Panjabi MC, che è ben conscio del duplice ruolo che riveste all’interno della sua comunità – anche lui si esibiva ai matrimoni – e la sua immagine hip-hop, fa riferimento all’ambiguità della sua lingua madre, “Ogni testo può contenere un messaggio sotterraneo che qualifichi l’effettiva affermazione. In Punjabi, spesso viene fuori un lato molto divertente che si contrappone a più seri significati."
Molte delle tracce di "Panjabi MC – The Album" vengono dalle prime registrazioni, finite fuori catalogo e rimixate con una produzione speciale per l’album nuovo. Gli originali su cui si basano sono stati a loro volta, spesso, dei successi. Come "Challa", un hit del popolare attore e cantante indiano Gurdaas Maan.
Come dice Panjabi MC, "Io uso il Bhangra come punto di partenza per l’hip-hop. La mia musica si basa sull’utilizzo di giradischi e campionature di vecchi dischi indiani." D’altro canto, ha anche invitato molti musicisti a suonare dal vivo sul suo album, per enfatizzare i ritmi con strumenti tradizionali come il grande tamburo dhol, che viene battuto da entrambi i lati, o il violino tumbi. "In questo modo, cerco sempre di creare un nuovo suono, qualcosa che non sia mai stato sentito prima in questi termini."
Al contrario della musica di Bollywood, il pop mainstream indiano cantato in Hindi e spesso troppo sdolcinato, il Bhangra suona più ruvido e ballabile. Proprio con l’intento di portare alla luce più energia possibile da questo genere musicale, Panjabi MC è andato per la prima volta in India nel 1996, per registrare con quei musicisti che rappresentavano le maggiori influenze della sua carriera artistica. “Oggi, tutti usano campionature da Kuldip Manak, ma allora cantanti come lui erano considerati quasi santi intoccabili. Manak non è salito su un palco per 10 o anche 20 anni. Quando sono ritornato con un nastro digitale, nessuno voleva credere che avevo catturato la sua voce." Panjabi MC metterà poi insieme le voci di molti dei veterani della cosiddetta 'desi music', come Kuldip Manak e Surinder Shinda, nell’inno "Jind Mahi", che ben presto diventerà una specie di inno nazionale del Bhangra. "Grass Roots", l’album che contiene questa canzone, porta questo nuovo suono hip-hop indiano sulle autoradio, nei negozi e in tutti quei posti dove la comunità Punjabi va a divertirsi, dal Canada a Calcutta. Era solo questione di tempo, e questo crossover divenne un successo. Infine, nel 1998, il suo successore, "Legalized", si poteva ascoltare sulle principali radio britanniche. Anche produttori hip-hop americani come Timbaland ben presto bussano alle porte dello studio dei loro colleghi Bhangra – e non dev’essere stato molto difficile convincere Jay Z a fare un rap "Beware Of The Boys" su "Mundian To Bach Ke".
Mentre l’hip-hop della Gran Bretagna sembrava sempre avere un problema di etichetta, il Bhangra improvvisamente si trovava un passo avanti rispetto allo sviluppo del rap nordamericano: ritmicamente più complesso. Tecnicamente più fresco in termini di produzione. E pieno di un incredibile quantità di spirito pionieristico. E Panjabi MC si è fatto da sé quasi tutto il lavoro di base.
Il trentaduenne crede che “non sia un caso che questa musica si sia originata in Inghilterra tra tutti i posti possibili. Molta gente negli States si trova in difficoltà coi ritmi orientali, mentre molti indiani non comprendono quelli occidentali. Noi in Inghilterra siamo esposti da entrambi i lati dei battiti e del flusso”.
Non c’è dubbio che sia così: con il suo nuovo album, Panjabi MC aiuterà le tonalità indiane ad affermarsi una volta per tutte nel mercato pop occidentale. E allo stesso tempo ci dà qualche dritta per movimentare una festa in: nel 2004 potrete dire "Balle balle" e "Hey aripa" invece di "Yo!"… perlomeno fino a quando ci sarà la giusta energia!
Ma chi altro si sarebbe aspettato che milioni di pop fans occidentali avessero improvvisamente ballato su testi in Punjabi (la lingua dello stato indiano del Punjab)? E che un titolo hip-hop come "Mundian To Bach Ke", caratterizzato da violini e tamburi indiani, avrebbe sfondato così tanto sulla scena dei club da diventare un inno delle feste? Lo stesso Panjabi MC è rimasto fulminato dal successo del suo hit di crossover. Un pezzo che aveva già quattro anni, circolava su Internet e passava di mano in mano specialmente tra i DJ, come registrazione indipendente.
Poi, nel 2002, l’etichetta tedesca 'Superstar Recordings' (o qualcosa di simile) decide di prendere la licenza per questa canzone dal battere irresistibile e farne il rispettivo video. 100,000 copie del singolo vengono vendute in soli due giorni: il colpo a sorpresa in Germania porterà a un successo in tutta Europa e nel Regno Unito. Rajinder Rai, questo il suo vero nome, è stato il primo musicista Bhangra a fare il grande salto dall’underground anglo-asiatico: contratto con una maior, vendite internazionali, interviste, tournée per mezzo mondo. Ma che cos’è il Bhangra? Questa parola, che fino a non molto tempo fa nemmeno gli annunciatori radio sapevano pronunciare come si deve, definisce la musica dei figli degli immigrati indiani che vivono in Inghilterra. Tradizionalmente, i musicisti Bhangra accompagnano matrimoni, festività di capodanno e altre ricorrenze di famiglia. Qui, strumenti a corda e tamburi indiani si incontrano con la chitarra e le tastiere.
Non è da molto che l’hip-hop adolescenziale asiatico, il Rhythm & Blues e elementi del garage made in UK hanno cominciato a mescolarsi con le secolari danze del distretto del Punjab nel nord-ovest del subcontinente indo-pakistano.
Ad ogni modo, Rai, i cui genitori hanno un negozio di vestiti a Coventry, si è sentito ispirato tanto da James Brown e Bob Marley che dalla collezione paterna di dischi indiani. E che suono poteva uscire dal mettere insieme questi due aspetti? Il figlio di immigrati, nato nel
1971, usa i soldi messi da parte per i suoi studi universitari e comincia a lavorare sui propri nastri.
All’inizio degli anni Novanta, i suoi colleghi DJ neri cominciano a soprannominarlo "Panjabi MC" – c’erano pochi rappers asiatici allora. Quando Raj comincia a mescolare il Bhangra con l’hip-hop sui dischi, porta la musica tradizionale Punjabi per la prima volta aldilà dei confini della sua comunità, dalle salette dei pub indiani ai club di città.
Restando nel campo della musica Bhangra, che per tradizione ruota attorno a matrimoni , insegnamenti morali e grandi eroi indiani nella storia contemporanea, questo disincantato gergo hip-hop viene considerato come un’oltraggiosa provocazione. Atteggiamento che non può fermare la carriera di Rajinder Rai, che ha saputo passare dal semplice rappare alla produzione, pubblicando nove album e numerosi 12” ed EP su etichette Bhangra come la 'Nachural'. E anche se i dischi di Bhangra raramente riescono a imporsi nelle classifiche ufficiale inglesi, spesso diventano best-sellers nella comunità d’origine. I testi di "Mundian To Bach Ke" serviranno a mettere tranquilli i più anziani: Panjabi MC mette in guardia le giovani ragazze dalle avances dell’altro sesso: "Abbassa il tuo volto/ e nascondilo con una sciarpa / non dare il tuo amore al primo che passa… ."
Parole decisamente diverse da quelle di cui sono fatti i sogni del sesso, droga & rock’n’roll. Panjabi MC, che è ben conscio del duplice ruolo che riveste all’interno della sua comunità – anche lui si esibiva ai matrimoni – e la sua immagine hip-hop, fa riferimento all’ambiguità della sua lingua madre, “Ogni testo può contenere un messaggio sotterraneo che qualifichi l’effettiva affermazione. In Punjabi, spesso viene fuori un lato molto divertente che si contrappone a più seri significati."
Molte delle tracce di "Panjabi MC – The Album" vengono dalle prime registrazioni, finite fuori catalogo e rimixate con una produzione speciale per l’album nuovo. Gli originali su cui si basano sono stati a loro volta, spesso, dei successi. Come "Challa", un hit del popolare attore e cantante indiano Gurdaas Maan.
Come dice Panjabi MC, "Io uso il Bhangra come punto di partenza per l’hip-hop. La mia musica si basa sull’utilizzo di giradischi e campionature di vecchi dischi indiani." D’altro canto, ha anche invitato molti musicisti a suonare dal vivo sul suo album, per enfatizzare i ritmi con strumenti tradizionali come il grande tamburo dhol, che viene battuto da entrambi i lati, o il violino tumbi. "In questo modo, cerco sempre di creare un nuovo suono, qualcosa che non sia mai stato sentito prima in questi termini."
Al contrario della musica di Bollywood, il pop mainstream indiano cantato in Hindi e spesso troppo sdolcinato, il Bhangra suona più ruvido e ballabile. Proprio con l’intento di portare alla luce più energia possibile da questo genere musicale, Panjabi MC è andato per la prima volta in India nel 1996, per registrare con quei musicisti che rappresentavano le maggiori influenze della sua carriera artistica. “Oggi, tutti usano campionature da Kuldip Manak, ma allora cantanti come lui erano considerati quasi santi intoccabili. Manak non è salito su un palco per 10 o anche 20 anni. Quando sono ritornato con un nastro digitale, nessuno voleva credere che avevo catturato la sua voce." Panjabi MC metterà poi insieme le voci di molti dei veterani della cosiddetta 'desi music', come Kuldip Manak e Surinder Shinda, nell’inno "Jind Mahi", che ben presto diventerà una specie di inno nazionale del Bhangra. "Grass Roots", l’album che contiene questa canzone, porta questo nuovo suono hip-hop indiano sulle autoradio, nei negozi e in tutti quei posti dove la comunità Punjabi va a divertirsi, dal Canada a Calcutta. Era solo questione di tempo, e questo crossover divenne un successo. Infine, nel 1998, il suo successore, "Legalized", si poteva ascoltare sulle principali radio britanniche. Anche produttori hip-hop americani come Timbaland ben presto bussano alle porte dello studio dei loro colleghi Bhangra – e non dev’essere stato molto difficile convincere Jay Z a fare un rap "Beware Of The Boys" su "Mundian To Bach Ke".
Mentre l’hip-hop della Gran Bretagna sembrava sempre avere un problema di etichetta, il Bhangra improvvisamente si trovava un passo avanti rispetto allo sviluppo del rap nordamericano: ritmicamente più complesso. Tecnicamente più fresco in termini di produzione. E pieno di un incredibile quantità di spirito pionieristico. E Panjabi MC si è fatto da sé quasi tutto il lavoro di base.
Il trentaduenne crede che “non sia un caso che questa musica si sia originata in Inghilterra tra tutti i posti possibili. Molta gente negli States si trova in difficoltà coi ritmi orientali, mentre molti indiani non comprendono quelli occidentali. Noi in Inghilterra siamo esposti da entrambi i lati dei battiti e del flusso”.
Non c’è dubbio che sia così: con il suo nuovo album, Panjabi MC aiuterà le tonalità indiane ad affermarsi una volta per tutte nel mercato pop occidentale. E allo stesso tempo ci dà qualche dritta per movimentare una festa in: nel 2004 potrete dire "Balle balle" e "Hey aripa" invece di "Yo!"… perlomeno fino a quando ci sarà la giusta energia!
FRAME EVOLUTION di Paolo Sgevano
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