Sheikh Taha (Egitto)
Una voce piena di emozioni e lontana dalla musica formale; una voce che riesce a comunicare la sua continua ricerca di emozioni e sentimenti: l’amore mistico, una gioia estatica, l’assenza di angoscia e l’abbandono del corpo. Sheikh Taha è un giovane sceicco che conduce una vita mistica: vive da solo in un piccolo santuario, a qualche centinaia di metri da Luxor. La profonda semplicità che emana, fa di lui uno dei nuovi messaggeri della musica Sufi. Per tutto il tempo che lui si esibisce sul palco, la sua faccia assume la forma di una maschera di una vecchia tragedia.
Biografia
“Il mio cuore può prendere qualsiasi forma. Una prateria per gazzelle. Un monastero per cristiani. Un tempio per gli dei. La Ka’aba per i pellegrini. Le tavole della Torah o il Corano. Io professo la religione dell’amore. In qualunque direzione, l’Amore è la mia religione e la mia fede.” Ibn Arabi (1165-1240)
La scena è la piazza di un villaggio costruita bruscamente: ci sono panchine di legno sparse in giro, file di lampadine per illuminare e anarchici effetti di suono per un sottofondo che innonda di estasi.
La voce di Sheikh Taha domina e cresce con un feedback elettrico; è una voce piena di emozioni e lontana dalla musica formale; una voce che riesce a comunicare la sua continua ricerca di emozioni e sentimenti: l’amore mistico, una gioia estatica, l’assenza di angoscia e l’abbandono del corpo.
Taha è un giovane sceicco che conduce una vita mistica: vive da solo in un piccolo santuario, a qualche centinaia di metri da Luxor. La profonda semplicità che emana, fa di lui uno dei nuovi messaggeri della musica Sufi. Per tutto il tempo che lui si esibisce sul palco, la sua faccia assume la forma di una maschera di una vecchia tragedia.
Sheikh Taha ricerca l’armonia attraverso la sofferenza, una sofferenza che viene mostrata nella sua voce che è rotta con emozioni di mille notti inbianco. Con la sua voce riesce a scandire le parole dei versetti che descrivono la vita quotidiana in Islam. Quello che lui canta è l’Islam delle strade, dei villaggi, quell’Islam che trova il suo ultimo rifugio nella poesia delle persone dal Nilo.
La scena è la piazza di un villaggio costruita bruscamente: ci sono panchine di legno sparse in giro, file di lampadine per illuminare e anarchici effetti di suono per un sottofondo che innonda di estasi.
La voce di Sheikh Taha domina e cresce con un feedback elettrico; è una voce piena di emozioni e lontana dalla musica formale; una voce che riesce a comunicare la sua continua ricerca di emozioni e sentimenti: l’amore mistico, una gioia estatica, l’assenza di angoscia e l’abbandono del corpo.
Taha è un giovane sceicco che conduce una vita mistica: vive da solo in un piccolo santuario, a qualche centinaia di metri da Luxor. La profonda semplicità che emana, fa di lui uno dei nuovi messaggeri della musica Sufi. Per tutto il tempo che lui si esibisce sul palco, la sua faccia assume la forma di una maschera di una vecchia tragedia.
Sheikh Taha ricerca l’armonia attraverso la sofferenza, una sofferenza che viene mostrata nella sua voce che è rotta con emozioni di mille notti inbianco. Con la sua voce riesce a scandire le parole dei versetti che descrivono la vita quotidiana in Islam. Quello che lui canta è l’Islam delle strade, dei villaggi, quell’Islam che trova il suo ultimo rifugio nella poesia delle persone dal Nilo.
FRAME EVOLUTION di Paolo Sgevano
Corso Matteotti, 67 – 36071 – Arzignano (VI)
Mobile +39 348 3046782 – P.IVA 03583220243
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