Fra il 1850 e il 1950 un milione di Asturiani emigrarono in America. Quelli che tornarono in Europa arricchirono le loro comunità con nuove influenze artistiche, come la musica Habanera, che ora è parte integrante della cultura Asturiana. Parallelamente, anche in America i suoni dell’Asturia continuavano a riecheggiare, grazie alle bande di gaite formate dai migranti. Per molti anni Hevia ha vissuto nella repubblica Dominicana seguendo le tracce di queste espressioni della musica popolare in viaggio fra i continenti, lavorando ad un progetto di ampio respiro.
Studiando fianco a fianco con i musicisti delle svariati tradizioni musicali caraibiche, “Al son del indianu” è il risultato di una fusione attenta e spontanea fra suoni e ritmi che si uniscono in maniera estremamente naturale in questo progetto, dove hevia è riuscito a trovare la giusta strada per superare i limiti non solo geografici, ma anche tecnici, fra stili musicali così distanti.
Il repertorio è formato da pezzi originali di Hevia e musiche tradizionali dell’America. I tango di Gardel sono suonati a ritmo di bolero e impreziositi dalle evocative timbriche della cornamusa. Le ritmiche della tradizione asturiana sono a loro volta reinventate assieme a brani classici europei come Capricho Español di Rimsky Korsakov, in una riuscita fusione fra il virtuosismo di Hevia, un’attenta ricerca musicale e un irresistibile groove.